Schema di una lezione fatta, il 20 febbraio 2000, agli studenti della classe V-Linguistico.
La lotta di liberazione anti-coloniale nel secondo dopoguerra
Premessa.
1-A Da sempre l’Asia è stato il vero centro economico e politico degli equilibri mondiali. L’Europa: un’appendice non solo geografica. Il baricentro dell’Oceano Indiano è il vero centro mondiale.
2-A Nel XVI secolo iniziò il colonialismo europeo su scala planetaria. Resistenze in Asia.
3-A Nel XVIII secolo si segnalano sviluppo e prosperità per gli imperi cinese e giapponese, crisi profonda per gli imperi indiano e turco.
4-A La guerra dei Sette Anni (1756-1763): scontro tra Francia, Inghilterra e Spagna per la competizione coloniale nel mondo occidentale.
5-A La schiacciante vittoria inglese fa da incubatrice a ben tre rivoluzioni atlantiche: nord-americana, francese, latino-americana.
Matrici ideologico-politiche del tardo Settecento.
2-A La rivoluzione USA: un primo capitolo di un’ideale storia del processo di ribellione alla metropoli europea. “Guerra d’indipendenza contro dominatori e tutori stranieri” (Jefferson).
2-B Rifiuto morale dell’Europa feudale: mito dell’America come terra di rifugio dalla miseria e dalla corruzione.
2-C Guerriglia partigiana degli americani. Il loro esercito, “the continental army”, mobilissimo, padrone dei boschi e delle campagne, abile nelle imboscate e veloce nelle fughe, inafferrabile e presente (leggere il romanzo e vedere il film, “L’ultimo dei Mohicani”: può essere un esempio interessante, anche se è ambientato all’epoca della guerra dei Sette Anni).
2-D Ma, attenti! Fu anche un parricidio: una rivoluzione all’insegna del puritanesimo e in nome del costituzionalismo inglese (“Tassa e Rappresentanza”).
2-E In Europa si registrò la crisi dell’assolutismo lluminato, in America nacque la repubblica. In Europa il dibattito sul rapporto tra società e Stato resta teorico, in America diventa una politica di massa. Gli americani attuano le idee dell’illuminismo europeo.
2-F Tra il 1816 e il 1822 tutta l’America latina si ribella alla Spagna. C’è la ripercussione delle rivoluzioni precedenti, americana e francese. La debolezza della monarchia borbonica in Spagna. L’appoggio di Usa e Inghilterra. La dottrina “Monroe” (1825) contro la Santa Alleanza europea. Conseguenze:
2-G L’Europa si divide in due. Nell’area occidentale: rivoluzione industriale, liberalismo, parlamentarismo. Nella periferia: dominio della Santa Alleanza. Blocco conservatore arretrato Crisi del progetto di Restaurazione costruito al congresso di Vienna.
L’espansione francese in Africa.
3-A Inizio poco prevedibile: Algeria, Tunisia (ed Egitto per gli Inglesi) erano Stati islamici, sotto dominio turco, in grado di opporre una formidabile e lunga resistenza. Nel 1815 l’Algeria non era una seria e profonda ambizione della Francia.
3-B L’occupazione dell’Algeria cominciò nel 1830. Luigi Filippo completò l’occupazione della costa mediterranea. 1834: scoppia la ribellione islamica. Nel 1882 il paese è tutto occupato. L’Algeria è sempre stata una “colonia ibrida”: paese mai completamente assimilato. Diviso in un Nord, colonialista, dominato dai coloni bianchi (nel 1950 un milione su otto milioni di abitanti); un Sud, controllato dall’esercito e dai capi arabi della “Frontiera”.
3-C L’espansione proseguì nell’Africa tropicale ed equatoriale. Non ci fu un piano razionale: quasi mai ci fu una precisa valutazione del potenziale economico della conquista; fu forte, invece, il timore nazionalistico di venire preceduti o esclusi da potenze rivali; il cancelliere tedesco Bismarck favorì l’espansione francese e inglese per esasperare i contrasti tra le due potenze e impedire una coalizione anglo-francese contro la Germania; le nuove colonie furono ritenute necessarie alla sicurezza e agli interessi di quelle pre-esistenti; per molti europei fu affascinante l’idea di vivere in terre esotiche e di crearvi una replica, con forti privilegi razziali, della società della madrepatria.
3-D Le giustificazioni: la Francia, potenza continentale; giustificare l’impero coloniale in termini di politica europea; per esempio, dopo il 1871, per riconquistare L’Alsazia e la Lorena e battere la Germania.
3-E I vantaggi: erano mercati vantaggiosi per le esportazioni francesi, fornivano materie prime a buon mercato, erano un ottimo impiego del surplus di capitali. Mercantilismo, non liberismo. Fornivano uomini da reclutare per l’esercito, rimediando all’inferiorità verso Germania e Russia (dato ripreso da Hitler nel “Mein Kampf”, e criticato).
3-F Dottrina ed Organizzazione. “L’Assimilation”. La Repubblica francese, una ed indivisibile. Le colonie ne sono parte integrante, un prolungamento della madre-patria. Completa assimilazione culturale. Il sistema governativo e legislativo è quello della metropoli. Le colonie sono una copia della Francia. Concentrazione del potere a Parigi, mancanza di autonomia nelle colonie.
La guerra civile europea (1914-1945).
4-A Ombre e luci dell’esperienza coloniale. Esperienza dura per i popoli colonizzati sotto il profilo sia materiale che psicologico. Alienazione delle terre, saccheggio delle materie prime, perdita dell’identità culturale, disfacimento delle strutture politiche autoctone. Ma furono anche posti i pre-requisiti necessari per un futuro decollo economico: sviluppo di una infrastruttura dei trasporti, costruzione di un’agricoltura competitiva (irrigazioni e tecnologie), con un buon volume di investimenti europei modernizzato l’apparato produttivo, nato un capitalismo indigeno, create élites dirigenti. Saranno questi gruppi occidentalizzati a dirigere la rivolta contro il colonialismo europeo.
4-B La partecipazione dei popoli colonizzati alle guerre mondiali accelera il processo di autocoscienza e di indipendentismo (centomila soldati indiani morti nelle Fiandre e in Medio Oriente nell’esercito inglese; 173mila algerini nelle trincee francesi, 20mila morti).
4-C Più approfondita conoscenza del pensiero democratico e socialista europeo (Ho Chi Minh aderisce al partito socialista francese, Ciu En Lai studia a Parigi).
4-D Emergere di due potenze, USA e URSS (potenze coloniali eterogenee!). Tra i 14 punti di Wilson, alla fine del primo conflitto mondiale, due soprattutto minano il colonialismo europeo. Il comunismo è visto come un lievito liberatore: L’URSS è uno Stato multi-etnico, con nodi nazionali e coloniali insoluti; Lenin e il fallimento della rivoluzione proletaria in Occidente: di qui la lotta contro il capitalismo occidentale. Nelle colonie emerge una borghesia nazionale democratica. Alleanza tra contadini, operai e nazionalismo borghese.
4-E La crisi economica del 1929. Crollo dei prezzi delle materie prime. L’importazione dei manufatti europei impedisce lo sviluppo dell’industria locale. L’agricoltura forzata a produrre beni da esportare in Occidente.
4-F Le potenze europee escono ridimensionate dallo scontro su scala planetaria.
4-G Le contraddizioni dell’asse fascista mondiale: la Germania attacca la Russia, 1941; il Giappone attacca gli USA, 1941; le ragioni di questa disarmonia; ruolo subordinato dell’Italia.
La decolonizzazione degli anni ’50.
5-A Le principali potenze coloniali avevano vinto la seconda guerra mondiale. Non è la decadenza dell’Occidente la causa principale della decolonizzazione, semmai la scelta degli USA (v. la crisi di Suez, 1956).
5-B Sviluppo del nazionalismo e insofferenza crescente per la dominazione straniera (non a caso sviluppatisi prima in Asia). Rifiuto dell’assoggettamento culturale e dell’uniformazione all’Occidente: civiltà e religioni progredite.
5-C Nazionalismo e marxismo sono concetti profondamente europei, come del resto l’illuminismo.
5-D Tre sono i filoni principali del movimento anti-colonialista internazionale. Il comunista: a sua volta diviso in terzinternazionalista, a direzione sovietica, e cinese-guevarista (“la campagna all’attacco della città”). Il nazionalismo sovra-nazionale: pan-islamismo, pan-arabismo, pan-africanismo, pan-asiatismo. Il socialismo terzomondista e non allineato (Nehru, Nasser, Tito, Sukarno, Nkrumah, Ben Bella…). Lo Stato motore dello sviluppo. Estromettere le multinazionali. Nazionalizzazione delle risorse, soprattutto energetiche. Diversificazione dell’agricoltura.
5-E Crescita demografica rapidissima. Un miliardo in più tra il 1940 e il 1970: dal 64% al 72% della popolazione del mondo. Tasso di natalità molto elevato, drastico abbassamento del tasso di mortalità.
5-F Fortissime, quindi, le esigenze di autogoverno e di indipendenza. L’Occidente avrebbe soffocato con le armi e nel sangue o avrebbe accettato l’autodeterminazione? La lunga e profonda influenza delle idee cristiane, liberali, socialiste: le colonie avevano diritto alla libertà. Sarebbe stato altissimo il costo finanziario e morale della repressione violenta.
5-G Tra il 1945 e il 1965 si sviluppano due fasi: prima del 1950 diventano indipendenti le colonie già pronte (l’India, per esempio); tra il 1956 e il 1965 le colonie superstiti. La Corea e il Vietnam: guerre anomale, oramai.
Nota bibliografica
Per un inquadramento generale:
S. Bono, “Dal colonialismo all’indipendenza”, D’Anna, 1974 (monografia antologica).
D. K. Fieldhouse, “Gli imperi coloniali dal 1700 ad oggi”, Feltrinelli, 1967
Sulla “Premessa”:
F. Braudel, “Il mondo attuale”, Einaudi, 1974, vol. I, pp. 193-210
Sulle “Matrici ideologico-politiche…”:
Bergeron-Furet, “L’età della rivoluzione”, Feltrinelli, 1970
A cura di N. Matteucci, “La rivoluzione americana”, Zanichelli, 1968
Sull’espansione francese in Africa:
C. W. Crawley, “Il Mediterraneo”, in “Storia del mondo moderno”, vol. X, “Il culmine della potenza europea” (1830-1870), Garzanti, 1970, pp. 540-544
R. E. Robinson, “La spartizione dell’Africa”, in “Storia del mondo moderno”, vol. XI, “L’espansione coloniale e i problemi sociali” (1870-1898), Garzanti, 1970, pp. 745-804
Sulla guerra civile europea:
W. Mommsen, “L’età dell’imperialismo. 1885-1918”, Feltrinelli, 1970
M. L. Salvadori, “Storia dell’età contemporanea”, Loescher, pp. 520-4, 650-2, 929-31
Sulla decolonizzazione degli anni Cinquanta:
M. L. Salvadori, op. cit., pp. 982-97, 1088-1110, 1271-5
Si possono consultare anche, per inevitabili confronti, alcuni manuali scolastici (Guarracino, Lepre, De Boni).
prof. Gennaro Cucciniello