Cattivissime e schiaviste: altro che formichine!

Cattivissime e schiaviste: altro che formichine.

 

Edward O. Wilson è il più grande esperto vivente di formiche, delle quali ha classificato personalmente 450 specie. Ma ha anche fondato la sociobiologia, che indaga l’evoluzione biologica del comportamento sociale, e quello delle formiche è tra i più complessi del regno animale: organizzano colonie degne di città e combattono battaglie degne di Waterloo, si scambiano messaggi complessi, praticano lo schiavismo e persino l’agricoltura.

Quando Wilson ha cominciato a studiarle, negli anni ’40, gli specialisti erano appena una ventina. Oggi, a 92 anni, Wilson incarna la memoria storica della mirmecologia, la scienza delle formiche. Ora la sua lunga ricerca è diventata un libro di memorie, “Storie dal mondo delle formiche” (Raffaello Cortina): dal primo microscopio ricevuto in dono a Natale (senz’altro l’evento che mi ha segnato di più) fino a Harvard. Senza mai perdere la curiosità.

Come quando, all’età di 78 anni, immerge una mano in un nido di Solenopsis invicta, spinto da un impulso irrefrenabile: indagare l’origine del loro soprannome, formiche di fuoco. Il tutto venne ripreso in un documentario della Pbs: “Mentre descrivevo ciò che provavo in diretta –racconta- avevo la sensazione di essermi appena versato della benzina sulla mano per darle fuoco. Nel giro di qualche secondo, 54 formiche mi avevano punto mano e polso nel tentativo di difendere la colonia”.

Dalla semina al raccolto. Mentre la Solenopsis, però, attacca solo se il nido viene colpito fisicamente, la Camponotus femoratus attacca chiunque si avvicini. Diffusa nella foresta amazzonica, questa specie costruisce il nido intorno alle piante epifite, quelle che crescono sui tronchi, creando dei veri giardini pensili. E si nutre degli escrementi dei parassiti che li abitano. Esiste anche l’ipotesi, non dimostrata, che le Camponotus “coltivino” questi giardini: alcuni esemplari sono stati visti trascinarvi dei semi. D’altronde, specie come Atta e Acromyrmex lo fanno davvero: coltivano funghi su letti vegetali appositamente preparati. E lo fanno per sfamare la colonia.

Perché questo comportamento non è emerso in altri animali? Il segreto è la cooperazione. Le formiche sono organizzate in caste specializzate e finemente differenziate. Con una sola forma di governo possibile: la monarchia femminile. Tutte le formiche che lavorano, dalle esploratrici alle guerriere, sono femmine. I maschi fanno una cosa sola, e una sola volta, ammesso che ci riescano: accoppiarsi. Il loro unico scopo è fecondare le regine vergini (il ciclo vitale inizia quando una futura regina madre, ancora vergine, lascia la sua colonia per accoppiarsi e fondarne un’altra). Dopodiché, i maschi non sono più ammessi nel nido e, nel giro di qualche ora, al massimo qualche giorno, muoiono.

Attacco al termitaio. Notevole il fatto che una società femminile si distingua per le capacità belliche, più sviluppate nella formica che in qualunque altro animale. “Un’incursione di “Megaponera analis” in un termitaio rappresenta uno degli spettacoli più drammatici a cui si possa assistere nella natura africana”, dice Wilson. Comincia con una formica esploratrice che localizza il termitaio e cerca una breccia per entrare. Se la trova, torna al suo nido rilasciando una traccia chimica che servirà da eccitante e sentiero per le altre. Il battaglione arriva, annienta la difesa, raccoglie i cadaveri delle termiti (una formica può trasportarne fino a dieci tra le mandibole) e poi marcia verso casa. Lo scopo è procurarsi cibo: non si fanno prigionieri. Per altre specie è diverso. Le operaie delle formiche schiaviste, diffuse soprattutto nella sottofamiglia delle Formicinae, sono programmate per entrare nelle colonie di specie simili alle loro, rapire le pupe (a prezzo di lotte cruentissime) e portarle illese al nido, per poi farne forza lavoro. “Per quanto abbiamo scoperto, le formiche presentano una caratteristica che le rende facilmente trasformabili in schiave: gli adulti appena emersi dal bozzolo acquisiscono l’odore della colonia. Per questo motivo i “rapiti” vengono accettati”.

L’odore è un aspetto fondamentale. E le formiche, tra tutti gli organismi che vivono basandosi su olfatto e comunicazione chimica, si distinguono per il loro virtuosismo. “Per esempio, possono abbinare i ferormoni con altri odori per creare “frasi”. Un’operaia, dopo aver incontrato un gruppo di formiche di fuoco, si affretta a tornare al nido trasmettendo l’equivalente odoroso del grido “allarme!”, poi comunica “nemici” usando l’odore delle formiche di fuoco, che ha acquisito sul corpo, e infine dice “Seguitemi!”, tornando indietro lungo la scia odorosa che ha appena rilasciato”.

Parlare con gli occhi. Altre questioni restano irrisolte. Wilson ne ha una preferita: riguarda la specie rara delle foreste centro-africane “Santschiella kohli”: “hanno occhi enormi, in proporzione più grandi di qualunque altra formica. Che scopo hanno? Sfuggire meglio ai predatori? Individuare le prede? E se fossimo di fronte a una nuova forma di comunicazione visuale ancora sconosciuta?”. La domanda è per i futuri mirmecologi.

 

                   Giulia Villoresi                          Edward Wilson

 

Questo articolo è pubblicato nel “Venerdì di Repubblica” del 17 settembre 2021, alle pp. 68-69.