La Chiesa si era adattata ai Social prima dei Social
L’articolo di Marco Ventura, che commenta un saggio di Fabio Tarzia è pubblicato ne “La Lettura” del 5 marzo 2023, supplemento culturale del Corriere della Sera, alla pag. 17.
Secondo la profezia di Marshall McLuhan la Chiesa cattolica non sopravviverà all’avvento dei nuovi media. Si dissolverà nel privato delle coscienze e perderà ogni consistenza pubblica e istituzionale. Non la politica, non l’economia la distruggeranno. Sarà la comunicazione il fattore decisivo: i mezzi sono il messaggio e il messaggio di questi mezzi sarà un cristianesimo disperso negli individui. Lo studioso canadese morì nel 1979, un anno dopo l’elezione di Karol Wojtyla, pontefice televisivo per antonomasia. Come il papa polacco, anche quello tedesco e quello argentino sono stati giudicati alla luce di una sfida mediatica destinata comunque a macinarli.
Fabio Tarzia vede le cose diversamente. Riconosce che “gli ambienti elettronici e poi digitali della globalizzazione che ri-tribalizzano la comunicazione” rappresentano un’enorme sfida, ma non condivide la visione degli esperti di media di un cattolicesimo “fortemente ridimensionato, in costante inseguimento delle novità tecnologiche e in perenne ritardo sui tempi”. In “Benedetto contro Francesco. Una storia dei rapporti tra cristianesimo e media” (Meltemi, pp. 304) il sociologo della Sapienza di Roma propone una lettura alternativa. Per farlo non contesta la competenza sulla religione degli studiosi dei media, al contrario ne usa categorie e il linguaggio per proporre un approccio di mediologia delle religioni. La sua analisi si distingue però perché si propone di comprendere la Chiesa nella sua peculiarità, a partire dalla sua bimillenaria interazione con i media. Allora il cristianesimo appare fin dai Vangeli come “la religione multimediale per eccellenza”, che ha saputo evolvere dall’oralità alla scrittura, dalla scrittura all’immagine, dal manoscritto al libro, e che ha saputo integrare innumerevoli forme di comunicazione in un insieme dinamico, sempre capace di preservare l’identità e di rinnovarsi nel tempo e nello spazio.
Se, scrive Tarzia, “la Chiesa cattolica è da sempre una straordinaria “macchina” ideatrice di sistemi mediali complessi”, essa va ritenuta capace di trovare una soluzione anche nell’era digitale, come sta già avvenendo con la Rete e i social che la Chiesa stessa riesce ad inserire “in un immane contenitore diretto dal centro”. Ciò è reso possibile, per Tarzia, dalla duplice anima originaria del cristianesimo, apocalisse e mondo, matrice ebraica e influenza greca, Vangeli di Luca e Matteo e Vangelo di Giovanni, città luminosa circondata dalle tenebre e missione fiduciosa aperta al mondo, e ancora San Benedetto e i santi Francesco e Domenico, gesuiti e giansenisti, eresie e Inquisizione. Papa Benedetto XVI e Papa Francesco sono allora molto più che non uno stile comunicativo agli antipodi: essi sono archetipi originari che insieme fanno la Chiesa capace di trasformare i media, di ricombinarli mantenendo stabile al centro la dottrina edificata nei secoli e di sprigionare, conclude Tarzia, una “forza forse indistruttibile”.
Marco Ventura