La calamità che sconvolse due imperi
Non è esagerato dire che i primi tre quarti del II secolo d.C. –dall’impero di Traiano a quello di Marco Aurelio- sono stati il momento più felice, per benessere e tranquillità, vissuto dall’Europa sud-occidentale da allora sino alla fine della seconda guerra mondiale, diciotto secoli dopo.
La fine di quella stagione fu segnata da un’improvvisa epidemia, la peste antonina, dal nome della casa regnante dell’epoca. Se l’osservazione suscita qualche (inquietante) interrogativo circa un possibile parallelo con il mondo contemporaneo, il saggio di Giuseppe Testa, “La peste antonina”, (Salerno ed., pp. 236, € 18) elimina qualsiasi dubbio.
Il confronto tra le fonti storiche romane del II secolo e quelle cinesi del periodo della dinastia Han (206 a.C. – 220 d.C.) consente infatti di ripercorrere l’andamento di una vera pandemia, esplosa in Cina per colpa di un virus (probabilmente quello del vaiolo) passato all’uomo da un animale (in questo caso il cammello), e che si diffuse lungo le strade percorse dai mercanti che trasportavano le merci cinesi da oriente a Occidente. Con il virus entrarono in contatto i legionari romani che avevano compiuto il tragitto opposto sino a Bagdad e oltre per fare guerra ai Parti, riportandolo con sé al rientro in Occidente.
L’elemento più interessante della ricostruzione di Testa è costituito dall’esatta corrispondenza tra la situazione economico-sociale dell’impero romano e di quello cinese: due realtà al massimo del loro potere e splendore, tecnologicamente avanzate per la loro epoca e in grado di sfruttare intensivamente le risorse naturali in funzione del commercio e dell’innalzamento degli standard di vita delle classi abbienti, grazie a una struttura politica fortemente gerarchizzata e basata su una vasta disponibilità di manodopera servile.
Se questa sorta di globalizzazione ante litteram ci suona per molti versi familiare, non si deve però omettere una differenza fondamentale. La Cina di oggi è molto più simile all’impero Han di quanto le società democratiche occidentali lo siano rispetto a quello di Marco Aurelio: allora entrambi gli imperi entrarono in crisi dopo la pandemia, oggi la storia potrebbe conoscere un esito diverso.
Marco Rizzi
Questo breve articolo è stato pubblicato nel Corriere della Sera di domenica 9 gennaio 2022, alla pag. 37