La speranza nel futuro è una ragazza di 90mila anni
Immigrazione, razzismo e civiltà nella scoperta di Denny, metà Neanderthal e metà Denisovana.
Questo articolo, scritto da Massimo Ammaniti, è stato pubblicato nella “Repubblica” di venerdì 31 agosto 2018, a p. 35.
Sulla prestigiosissima rivista scientifica Nature è comparso un articolo a più nomi sulla stupefacente scoperta avvenuta in una lontana grotta della Siberia dei resti di uno scheletro umano di circa 90mila anni fa, che suscita interrogativi ma fornisce anche delle prime risposte. Si tratta di una giovane adolescente di circa 13 anni, come viene confermato dallo spessore delle sue ossa, che è uno straordinario ibrido umano: la madre apparteneva al gruppo dei Neanderthal che popolavano allora la Terra, mentre il padre era di un altro ceppo umano, i Denisovani. Mente sul mondo degli uomini Neanderthal si è già scritto molto, sulle loro caratteristiche personali, sui loro comportamenti e soprattutto sui possibili motivi della loro scomparsa, dei Denisovani si sa relativamente poco. Il loro patrimonio genetico è stato scoperto recentemente nelle ossa trovate nella grotta Denisova, sempre in Siberia. Tra i paleoantropologi si pensa che i Denisovani facessero parte dello stesso ceppo dei Neanderthal, ma poi si siano separati in due distinti gruppi, anche sul piano genetico circa 350mila anni fa.
Ma ritorniamo a Denny, come i ricercatori hanno battezzata la ragazza. Quando inizialmente si è studiato il suo genoma si è pensato a un possibile errore perché non corrispondeva a quelli conosciuti, ma poi ripetendo gli esami genetici si è chiarito il mistero. Denny era un ibrido, frutto di un incrocio fra due ceppi umani diversi, quantunque relativamente vicini che popolavano l’Eurasia in quel periodo. Avevano una grande mobilità, perché i resti dei Neanderthal sono stati trovati in Croazia, mentre Denny si trovava in Siberia dove padre e madre verosimilmente si erano incontrati. Era un periodo di grandi migrazioni, i Neanderthal si trovavano in varie parti d’Europa, il ceppo degli uomini Sapiens –che avrebbero poi dominato l’intero continente- provenivano dall’Africa e avrebbero addirittura raggiunto l’Australia, conservando nel loro genoma tracce dei patrimoni genetici appartenenti agli altri ceppi. Era un rimescolamento continuo fra ceppi diversi che si spostavano alla ricerca di selvaggina e di cibo e da questo bricolage antropologico è nato l’uomo attuale, frutto di una selezione che ha valorizzato, anche se non sempre, le caratteristiche più adattative.
Per fortuna non c’erano allora barriere e muri che bloccavano le migrazioni, altrimenti l’Homo Sapiens sarebbe rimasto in Africa e non si sarebbe avventurato nel mondo, scoprendo nuove terre e risorse che avrebbero poi contribuito alla nascita della civiltà. E in queste migrazioni avvenivano contatti fra gruppi e ceppi diversi, sicuramente competitivi e conflittuali per l’occupazione del territorio, ma anche incontri più amichevoli e sessuali, come dimostra la nascita e la crescita di Denny. Si è sempre supposto che fra i vari ceppi umani avvenissero scambi e incroci, ma fino ad ora non era mai dimostrato; addirittura qualcuno aveva supposto che ci fossero incompatibilità biologiche.
Fra questi due gruppi si verificarono scambi ed incontri pur muovendosi in territori lontani, ma furono probabilmente limitati e i patrimoni genetici rimasero distinti. E’ stupefacente che da un pezzo di osso si sia potuto ricostruire lo scenario di 90mila anni fa e si possa immaginare che allora non ci fosse soltanto la lotta per la sopravvivenza, ma che avvenissero anche incontri sentimentali fra gruppi umani molto diversi, e a volte nemici.
Un’ultima annotazione. Una ragazza adolescente, Denny, è l’incarnazione di un incrocio fra gruppi e culture lontanissime, è quello che succede oggi fra gli adolescenti che si incontrano e familiarizzano, pur provenendo da etnie lontane e pur avendo identità di genere anche molto diverse.
Massimo Ammaniti