Le sfide del Re Sole, Luigi XIV.
Fece della Francia una potenza mondiale, inseguendo l’Olanda e l’Inghilterra nella corsa alle colonie. Valorizzò le donne in diplomazia e incoraggiò lo sviluppo delle arti.
Nel supplemento “La Lettura” del Corriere della Sera di domenica 21 marzo 2021, alla pag. 33, è pubblicato un articolo-intervista di Michaela Valente allo storico inglese Philip Mansel, autore del “Il re del mondo. La vita di Luigi XIV”, Mondadori.
Il mito di Luigi XIV, che regnò a Parigi dal 1661 al 1715, guida l’orgogliosa decisione di resistere ai tedeschi di Charles De Gaulle, annunciata il 18 giugno 1940 da Radio Londra. Come il Re Sole, sebbene piegato, nel 1709 non si era arreso e aveva continuato a combattere per il nipote Filippo V di Spagna, così il generale si appellava alla Francia occupata dal nemico nazista: sull’orlo del precipizio, in entrambe le occasioni, la nazione ritrovò la forza e vinse. De Gaulle è una delle tante vittime del fascino di Luigi XIV (oggi in Francia ribattezzato Luigi 14 dal Louvre e dal museo Carnevalet, “perché poche persone ormai sanno leggere i numeri romani”), come ci mostra nel suo libro Philip Mansel. In questa piacevole biografia, l’autore solletica e sazia la curiosità dei lettori con aneddoti divertenti e con attente analisi. Nel groviglio del succedersi di amanti, in mezzo a trame, intrighi e spettacolari abbuffate, gli occhi restano aperti sul palcoscenico principale, quello politico, interno e internazionale, destinato a influenzare la vita dei francesi e di altre nazioni, con guerre e accordi.
Tra successi e fallimenti, lungimiranza e ostinazione, Luigi XIV costruisce la sua gloria, espandendo i confini del regno e promuovendo le arti in uno splendido connubio di cultura e politica. Consapevole del peso della propaganda per il prestigio della monarchia, segna una svolta e cesella la sua immagine, intrattenendosi con Jean-Baptiste Lully, Jean Racine e Molière, e rivendicando la supremazia artistica e culturale della sua Francia. All’ombra del cardinale Giulio Mazzarino, con i consigli del maresciallo Sébastien Vauban e del ministro Jean-Baptiste Colbert, il re trionfa nonostante i suoi tragici errori. Ne abbiamo discusso la figura con Mansel.
Cominciamo dal titolo del libro. Perché ha definito Luigi XIV “il re del mondo”?
La sua vita e i suoi interessi furono sia francesi che globali. Luigi XIV era infatti interessato all’equilibrio di poteri in Europa e all’espansione territoriale francese. Trascorse molti anni combattendo nelle Fiandre e in Renania per la Francia e per la sua personale gloria, ma si impegnò anche per mantenere la dinastia degli Stuart sul trono inglese, per imporre un successore francese in Polonia, per sostenere l’impero ottomano in funzione antiasburgica, per rafforzare la Baviera contro l’Austria e soprattutto per suo pronipote Filippo V, re di Spagna. E questo lo portò quasi alla rovina nel 1709. Al contempo si impegnò molto per il commercio globale della Francia, conquistando colonie in America, Africa e India, imponendo il cattolicesimo e il potere francese in Thailandia, cercando di convertire persino l’imperatore cinese. Per questo fu una figura globale.
Aspetti originali della biografia riguardano il rapporto del sovrano con le donne (comprese la madre Anna d’Austria e le ambasciatrici da lui nominate), quello con le culture non europee, l’espansione nordamericana e asiatica della Francia. Vogliamo approfondire questi aspetti?
Penso che il Re Sole possa essere considerato un protofemminista. Fondò una scuola femminile a Saint-Cyr e nel 1673 diede l’imprimatur a un libro, quello di Francois Poulain de la Barre, sull’uguaglianza dei due sessi e contro ogni pregiudizio. Soprattutto si avvalse di donne come diplomatiche e come consigliere politiche, facendosi accompagnare nei suoi viaggi e nelle sue campagne. Riprendeva però, vale la pena di ricordarlo, una tradizione francese, già presente con Francesco I di Valois, 150 anni prima: la Francia era “il paradiso delle donne”. Inoltre era molto più cortese con le donne che con gli uomini. Due delle figure più influenti furono sua madre, Anna d’Austria, all’inizio del suo regno, e la sua moglie morganatica, Madame de Maintenon, alla fine. Attraverso la corrispondenza di quest’ultima, recentemente pubblicata, possiamo vedere come funzionava la monarchia: controllava una vasta rete di informazioni e di scambi di favori. Credeva che il re dovesse essere servito in quanto re. La Maintenon non fu però così potente, altrimenti il re avrebbe siglato la pace nel 1709 e sarebbe stato un errore.
E la proiezione extraeuropea della Francia?
Nell’espansione coloniale Luigi XIV inseguì disperatamente l’Inghilterra e l’Olanda, provando a essere ovunque, dai Caraibi alla Cina. Grazie al suo volere, missionari e scienziati francesi precedettero gli inglesi a Pechino, pur arrivando dopo gli italiani e i portoghesi. La spinta coloniale fu tuttavia rallentata e ostacolata dall’atteggiamento intollerante del re nei confronti dei calvinisti.
Che cosa rappresenta per il Re Sole il progetto della reggia di Versailles? E come si spiega la passione per le arti, che lo indusse a salire sul palcoscenico con una sua sceneggiatura?
Versailles rappresenta l’amore per la vita di campagna del re: cavalli, caccia, giardinaggio. Ispezionava i suoi giardini anche d’inverno, quando era talmente freddo che i suoi cani si rifiutavano di uscire. Versailles è ispirata alle glorie antiche e moderne di Roma. Il re voleva dare alla Francia la più bella reggia mai costruita al mondo. Consapevolmente la rese un’attrazione con fontane, intrattenimenti, opere d’arte, sculture che considerava migliori di quelle del Bernini. Fu costruita per l’Europa come per la Francia. Dalla tradizione monarchica Luigi ereditò la passione per le arti. Inoltre coltivò la danza, il canto, la musica, il teatro, l’architettura. Poté parlare con il poeta Racine, con l’architetto di giardini Le Notre o con il pittore Le Brun da pari, come pochi altri re avevano fatto. Fu un grande patrono delle arti: secondo me superò i Medici e rese Versailles e il Louvre palazzi delle arti. Recitò e danzò in pubblico fino al 1670, quando aveva 32 anni. Dall’epoca di Caterina de’ Medici era una tradizione francese per esibire l’eleganza e la grazia del re. Persino suo padre, Luigi XIII, malgrado il riserbo, non poté sottrarsi alla prassi.
Come giudica la decisione del sovrano di revocare l’Editto di Nantes (grazie al quale dal 1598 i francesi potevano scegliere la fede cattolica o quella calvinista)?
Fu un disastro per la Francia. Allontanò alcuni dei maggiori talenti spingendoli a rifugiarsi a Londra, Amsterdam e Berlino, che erano nemiche. I calvinisti francesi aiutarono Londra a diventare il principale centro finanziario mondiale e favorirono alleanze contro Luigi XIV. Inoltre, le truppe di Luigi agirono contro i calvinisti con una crudeltà inaudita, provocando una diaspora. Furono i calvinisti francesi i primi a essere chiamati rifugiati.
Luigi XIV condusse una politica estera espansionista che causò diversi conflitti e si risolse nel complesso in un fallimento. Fu l’ambizione il suo peggior nemico?
L’ambizione era naturale. Anche i Savoia erano ambiziosi. L’incapacità di Luigi di prevedere le conseguenze delle sue azioni fu il suo principale nemico. Si illudeva che le sue truppe avrebbero vinto sempre e aveva torto. Riuscì comunque a conquistare una parte delle Fiandre, l’Alsazia e la Franca Contea. Lille, Strasburgo e Besancon restarono francesi grazie ai suoi successi. Diversamente da napoleone Bonaparte, lasciò la Francia più grande e con migliori fortificazioni rispetto all’inizio del suo regno.
Qual è l’eredità del Re Sole nella Francia della Quinta Repubblica? E’ forse il presidenzialismo?
In parte. Chiaramente un esecutivo forte risponde alla psicologia francese e alle tradizioni politiche del Paese. La Costituzione della Quinta Repubblica, con il più forte esecutivo dell’Europa occidentale, è il più grande traguardo raggiunto nel 1958. Il suo fondatore, il generale De Gaulle, era un ammiratore del re. Oggi Versailles è presentata ai capi di Stato stranieri e a milioni di turisti. Oggi il Re Sole è ancora presente in Francia nell’industria della moda, e anche nei media.
Michaela Valente Philip Mansel