Sulla storia dell’emigrazione italiana di fine ‘800

Questo è un modello di programmazione desunto dalle ricerche pluri-disciplinari realizzate dai corsi sperimentali dell’Istituto “L. Stefanini” di Venezia-Mestre, segnatamente nell’anno scolastico 1984-1985. Copia dei fascicoli, scritti dagli studenti e ciclostilati, è conservata nella biblioteca dell’istituto: in essi sono riportate le indicazioni bibliografiche dettagliate. I materiali sono anche inseriti nel libro “Istituto Stefanini. Vent’anni di sperimentazione: verso dove? (1975-1995)”, Venezia, Supernova, 1996, pp. 298-300

 

Il punto sulla storia dell’emigrazione italiana di fine Ottocento

Il movimento demografico in Italia. Il censimento del 1881. Dati. Popolazione ed emigrazione. Dati e grafici. L’espulsione della forza-lavoro eccedente. L’emigrazione cresce contemporaneamente al decollo industriale del paese. Grafico. Essa è elemento determinante dell’equilibrio economico-sociale e frutto di un modello di sviluppo che accentua gli squilibri tra regioni sviluppate e arretrate. Note di G. Salvemini e di P. Villari.

Tipologia dell’emigrazione: tempi, direzione, componenti.

Emigrazione temporanea e permanente. I condizionamenti delle scelte regionali. Età, sesso e professione. I rimpatri. Uno studio: E. Franzina, “Il Veneto. Una regione all’estero”, Einaudi, 1984.

Le cause. Aumento demografico. Indici di natalità e mortalità in Italia dal 1861 al 1890. Le ragioni dell’eccesso demografico. Dopo il 1890, diminuzione delle nascite nel Nord, elevata natalità nel Sud. Valutazioni.

Le cause economiche. Duplicità di orientamento storiografico. C’è un’interpretazione di stampo maltusiano: rapporti di crescente incompatibilità tra una popolazione insediata in crescita e risorse date e poco estensibili. C’è poi un’altra interpretazione che tira in ballo i rapporti di produzione: i rapporti tra la popolazione e le risorse non sono definiti una volta per tutte ma si evolvono in relazione alle condizioni istituzionali, politiche, economiche, sociali, civili. E’ importante la rovinosa crisi agraria degli anni Ottanta, aggravata in Italia dalle conseguenze della tariffa protezionistica del 1887.

Identità e condizioni di vita dell’emigrante.

Il finanziamento: trovare i soldi per il viaggio. L’autofinanziamento: eredità, uso della dote della moglie, credito di famiglia, ricorso all’usura… Finanziamenti pubblici: governi sudamericani e fazendeiros pagano per reclutare nuova manodopera.

L’organizzazione. Gli agenti di emigrazione. Un apparato economico-sociale di reclutamento. Offrono “assistenza tecnica”, accompagnano le comitive di emigranti, eccitano i contadini alla partenza. Le Compagnie di navigazione. Uso di navi vecchie e a noli bassissimi.

Il viaggio. Le condizioni. Ambiente malsano. Affollamento nelle stive. Epidemie. Alimentazione non sempre sufficiente e sana. Mancanza di personale sanitario. Alta mortalità infantile.

Nei paesi d’arrivo (l’America latina). Dai porti alle terre dell’interno. Viaggi lunghi e scomodi. Il lavoro di colonizzazione. Disboscare foreste, costruire strade e case, coltivare. Habitat inclemente. Costo della vita e alimentazione. Prezzi elevati, indebitamenti, schiavizzazione. Condizioni igieniche e assistenza sanitaria. Clima insalubre, acqua pessima, cattiva alimentazione. Febbri malariche, anemie, “L’opilacao” (Definizione). Rari i medici, ricorso agli “stregoni neri”. Frequenti incidenti sul lavoro, alta mortalità (soprattutto infantile). Il tempo libero. Religione e magia. Prostituzione. “La terra promessa”: una sintesi sull’emigrazione italiana in America latina di R. Paris.

L’emigrazione negli USA. Il lavoro “unskilled” dei centri della costa atlantica. La catena della “bossatura”. Definizione e schema. Le condizioni dei lavoratori. Sono dati in affitto ad ogni persona che sappia impiegarli ai prezzi del padrone. Mantenimento e sfruttamento.

Le conseguenze economiche in Italia.

Le rimesse: sono i guadagni che gli emigranti mandano in Italia in moneta aurea e vaglia postali. Loro utilizzo per il rimborso dei debiti, per elevare il tenore di vita della famiglia e anche per piccoli investimenti fondiari. Depositi postali e anche bancari, acquisto di Buoni fruttiferi e titoli di credito. Incremento delle riserve auree italiane, contributo all’attivo della bilancia italiana dei pagamenti. Fattore strutturale ed ineliminabile nel meccanismo di accumulazione capitalistica. I vantaggi del Nord. Diminuzione dell’offerta di forza-lavoro e conseguente aumento dei salari. Generale miglioramento dei patti agrari. Incremento della produttività media. Incremento del commercio marittimo. Il valore del costo di allevamento della forza-lavoro emigrata.

Le conseguenze sociali. La demografia. Variazioni regionali: mantenimento dei livelli di nuzialità e mortalità (Calabria), riduzione delle nascite (montagne piemontesi), diminuzione assoluta di popolazione (Basilicata, Abruzzo, Molise). La famiglia. Effetti disgregatori. I due focolari. Le vedove bianche. La scomposizione dei nuclei familiari. L’ambigua emancipazione femminile e giovanile. La collettività. Effetti negativi e positivi. Diminuzione dei delitti. Il problema del reinserimento. L’associazionismo. Le nuove esperienze ed idee contribuiscono a rompere il secolare isolamento contadino, magari secondo un filone anche originale: contatti più frequenti e solidi tra la campagna lucana e New York che non tra la stessa campagna e Potenza, Bari, Napoli (vedi citazioni da “Cristo si è fermato ad Eboli” di C. Levi e riflessioni di E. Ragionieri sul mondo contadino meridionale nelle due guerre mondiali).

Dibattito politico e legislazione. Prima legge sull’emigrazione, 20 marzo 1865. Tutto è rimesso all’arbitrio del Ministero dell’Interno. Dal 1868 ha inizio il dibattito in Parlamento. E’ sotto accusa la politica economica liberistica della Destra Storica. Diversità di interessi e di opinioni: gli agrari sono contrari all’esodo migratorio perché avrebbe provocato un aumento dei salari agricoli; gli armatori ne favoriscono la spinta perché ne traggono immediato profitto. La Chiesa cattolica interviene contro l’emigrazione, soprattutto nel Nord. Alcune voci, nella Sinistra liberale meridionale, insistono sulla perdita di capitale umano e monetario determinato dall’emigrazione e si dichiarano favorevoli ad una linea di espansione coloniale quale rimedio al problema della sovrappopolazione contadina (“L’inchiesta Florenzano”). Franchetti e Sonnino considerano l’emigrazione una valvola di sicurezza per la risoluzione della questione sociale.

1876. L’avvento al potere della Sinistra liberale non modifica di molto la realtà del dibattito politico e delle decisioni legislative. 1887: la svolta protezionistica ha un ruolo importante nel favorire l’evoluzione e la crescita del fenomeno migratorio. Si afferma la concezione che l’emigrazione è un elemento del progresso economico nazionale che lo Stato deve proteggere. 1901: una legge prevede la tutela dell’emigrante affidandone il compito allo Stato.

1911. La polemica nazionalista del Corradini contro la dispersione della nostra gente per tutte le parti del mondo, sopra un suolo straniero. L’emigrazione deve diventare un’arma nella lotta delle nazioni proletarie contro gli imperi capitalistici dell’Occidente.

Socialisti e Cattolici di fronte al problema dell’emigrazione. Il socialismo italiano manca di un’elaborazione tecnica e politica sul problema dell’emigrazione di massa. Il fenomeno è interpretato come un dato di squilibrio temporaneo e riassorbibile con la convinzione che con esso si stia compiendo una rivoluzione sociale silenziosa del Sud. Dopo il 1898 c’è una nuova attenzione solidaristica, assistenzialistica, propagandistica, organizzativa. L’analisi dei cattolici parte dalla polemica contro i nuovi istituti e valori del mondo borghese capitalistico (libero scambio) che, distruggendo le istituzioni economiche e sociali del passato (piccola proprietà, uso pubblico dei demani), sono la causa principale dell’emigrazione. 1886, istituita l’Associazione Missionari Cattolici Italiani. L’azione di mons. Scalabrini e di mons. Bonomelli.

Emigrazione e lotta di classe.L’emigrazione fu essa stessa una specifica forma di lotta che alcune classi adottarono quando un rapporto di forza estremamente sfavorevole le costringeva entro un quadro di rapporti di produzione arretrati”. Una nota di E. Sori. L’esodo verso l’estero può essere interpretato come un’alternativa alle lotte e alle rivendicazioni salariali, o come l’unica soluzione dopo il loro fallimento. Diversità regionali e rapporto fra aumento degli espatri e più accentuate dinamiche di lotta di classe. La sconfitta del Grande Brigantaggio nel Sud e l’inizio dell’esodo in massa dalle zone dove si era più sviluppata l’azione violenta. Il fallimento degli scioperi agrari nel Polesine –insieme alle inondazioni del 1882- e i grandi esodi transoceanici da questa zona, così come dopo il fallimento degli scioperi e delle rivolte nel Mantovano. Durante l’azione dei Fasci siciliani si registra una flessione nel numero degli espatri ma la loro drammatica conclusione crea una notevole emigrazione soprattutto verso la Tunisia. Nell’Emilia e in Puglia l’organizzazione sindacale e politica delle masse contadine rallenta i flussi d’emigrazione.

Le voci popolari dell’emigrazione: canzoni, lettere, teatro.

Lo sradicamento. Una narrazione. P. Brunello, “Emigranti da Marcon o dintorni”, Einaudi, 1984

*cfr. lo studio della “Realtà Italia” nel modello di programmazione sulla “Seconda Rivoluzione industriale”.

 

                                   proff.  Maria Luisa Pignataro  e  Gennaro  Cucciniello